Dopo il suo debutto a New York nel 1927 , il tredicenne Yehudi Menhuin “il più grande bambino prodigio” del secolo scorso, divenne il beniamino di Paperon de Paperoni Henry Goldman , banchiere il cui nome è tutto un programma. Goldman in gioventù era stato venditore di violini (per lo più copie di Stradivari) . Questa volta si offrì di regalare al giovane Menhuin uno Stradivari vero e Menhuin scelse il cosiddetto principe di Kevenhuller : un violino costruito da Stradivari nel 1733 quando il liutaio aveva quasi 90 anni: uno strumento “ampio e dalle forme arrotondate verniciato di un colore rosso intenso, fiammeggiante. Alle sue grandi proporzioni corrispondeva un suono ampio, forte, docile”. “L’ideale – disse in seguito Menhuin - per l’approccio romantico della mia gioventù”. Il Kevenhuller venne pagato 60.000 euro (580 mila euro attuali) che zio Henry Goldman pagò senza batter ciglio assicurandosi un posto in prima fila ad ogni esecuzione di Menhuin.
Il Kevenhuller era stato il violino di Joseph Bohm uno dei più celebri violinisti ungheresi che nel 1820 risollevò le sorti dei quartetti di Beethoven dopo il fiasco iniziale
Con il Kevenhuller, Menhuin tenne a Berlino nel 1929 il famoso concerto al termine del quale Albert Einstein ringraziò Menhuin con queste parole “ Ora so che c’è un Dio in cielo”
Sempre con il Kevenhuller , Menhuin registrò nel 1932 il concerto di Elgar. Una registrazione eccezionale rimasta in catalogo dal giorno in cui è stata messa in commercio.
Nel 1936 un liutaio francese Emile Francais realizzò e regalò al violinista una copia perfetta del Kevenhuller dopo aver smontato pezzo per pezzo lo stradivari misurandone ogni dettaglio, e aver passato ben 18 strati di vernice ognuno dei quali lasciato due giorni ad asciugare
Menhuin a 19 anni suonò questo sosia del Kevenhuller e disse che “possedeva tutte le qualità del suo Stradivari, fatta eccezione per quella maturità che arriva col tempo”. Menhuin suonò il Kevenhuller sosia anche in concerto e… pare che il pubblico non abbia mai notato la differenza”.
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