lunedì 23 novembre 2009

A lezione da Vengerov: solo il vento

Assistere dal vivo ad una Masterclass di Maxim Vengerov, per ogni violinista professionista, o dilettante, o anche solo immaginario, deve essere un impagabile esperienza e non sarebbe male proiettare e commentare i video nelle scuole di musica come parte del programma di studi. Se avete 6 minuti e 40 secondi godetevi questo filmato della masterclass di Vengerov con Philipp Schottle impegnato nella Sonata No.3 in re minore, ballata di Eugene Ysaye (a Eugene Enesco) Se avete altri 5 minuti e 59" potete godervi anche la prima parte del filmato sempre su Youtube.
L’inglese di Vengerov è abbastanza semplice visto che non è di madre lingua. Grazie a ciò è discretamente comprensibile anche dagli scarsi come noi. Ad un certo punto dell'esecuzione che ha una energia frastornante (Ysaye rocchettaro!) Vengerov, indicando come interpretare uno dei passaggi più trascinanti dice “Only the wind”, solo il vento violinistico che poi si trasforma in tempesta. Only the wind: la energia musicale esplode e fa scomparire l’archetto il violino, il violinista e... lo spettatore.



Il sito http://www.masterclassfoundation.org/releases.php
ha nel proprio catalogo di vendita diversi video di masterclass tenute da Maxim Vengerov e cliccando sui titoli in elenco si possono vedere estratti delle lezioni pubblicati su youtube.

Donne col violino: Ginette Neveau

Ginette Neveau non era quello che si può definire un esempio di grazia femminile. Yves Gitlis l’aveva soprannominata il gladiatore, per via delle sue spalle larghe e della voce cavernosa. Ida Hendel racconta : “quando incontrai per la prima volta la Neveu , mi veniva da ridere ma non sapevo perché. Poi prese il violino e cominciò a suonare. Bèh, vorrei rassicurare tutti che la voglia di ridere non durò molto, rimasi inchiodata senza parole dal suo modo ipnotizzante di suonare" .
Ginette Neveu , nata a Parigi nel 1919 iniziò a suonare a cinque anni; a sette diede il suo primo concerto, a nove anni il suo primo concerto con l'orchestra. A 11 anni ricevette il primo premio al Conservatorio di Parigi. Fu allieva di Carl Flesch per quattro anni e nel 1935 vinse il concorso "Wieniawski" a Varsavia (il secondo premio andò a David Oistrakh, il che è tutto dire).
La sua carriera finì tragicamente : morì in un incidente aereo sul cielo delle Azzorre, nel 1949 a soli 30 anni

domenica 22 novembre 2009

2 - Anne Akiko Meyers

Lascia senza fiato questa energetica esecuzione del terzo movimento del concerto di Samuel Barber.
Anne Akiko Meyers è una eccezionale ed incantevole violinista nata nel 1970 a San Diego in California da padre statunitense e madre giapponese.
Possiede uno Stradivari costruito nel 1730, (quando il maestro cremonese aveva circa 86 anni) il 'Royal Spanish' che è stato di proprietà del re di Spagna.
Anne Akiko Meyers ha iniziato a suonare all’età di 4 anni. A 12 anni ha tenuto il suo primo concerto con una orchestra ed ha debuttato con la Filarmonica di New York diretta da Zubin Mehta . A 18 anni ha registrato il suo primo album con i concerti di Barber e Bruch
Da bambina si esercitava suonando il violino ovunque, anche in viaggio sul sedile anteriore della auto di famiglia una mitica Wolkswagen Beetle.
Qui il collegamento al suo elegantissimo sito internet . Che dire? Bella, brava , intelligente, raffinata: ridondante conferma che il buon Dio non è democratico nella distribuzione delle risorse e degli attributi.
http://www.anneakikomeyers.com/html/home.html

giovedì 19 novembre 2009

Il riso del violino.

Tra le casalinghe pulizie straordinarie c’è quella interna del violino per eliminare tutto ciò che si annida nella cassa ( batuffoli di polvere e altro )
Il metodo è consigliato da Carl Flesch nel suo "L'arte del violino" (edizioni Curci): Prendiamo un paio di cucchiai da minestra di riso, possibilmente quello un po' spezzettato e inseriamolo (crudo!!!) dentro lo strumento.
Agitiamo lo strumento (senza eccedere nella vigorosità del movimento) in maniera che il riso pulisca l'intera superficie del fondo, insistendo particolarmente negli “angoli” in cui gli zocchetti si incontrano con le controfasce;
Continuiamo a muovere il violino facendo scorrere il riso su tutta la parte interna delle fasce, poi giriamo il piano armonico verso il basso e, dopo aver dato una ultima setacciata, facciamo uscire il riso dalle effe .
I più parsimoniosi potranno lavare il riso e farci una minestrina.
(Consulente per le pulizie: Aldeo)

Due minuti e mezzo, di Bach

Due minuti e mezzo di attenzione: Kyung – Wha Chung esegue la sonata per violino N°1 BWV1001(Presto) di Bach. Nata nel 1948, in Corea del Sud, Kyung-wha Chung è stata una bimba prodigio, all'età di nove anni già suonava il Concerto per violino di Mendelssohn con la Seoul Philharmonic Orchestra. Trasferitasi in America con la famiglia, a 13 anni iniziò a studiare con Ivan Galamian . Nel 1967, la sua bravura mise in serio imbarazzo i giurati dell’Edgar Leventritt Concorso, una prestigiosa competizione vinta in precedenza da Itzhak Perlman. Non riuscendo a decidere, per la prima volta nella storia del concorso i giudici proclamarono due vincitori: Kyung – wah Chung e Pinchas Zukerman. Per partecipare al concorso e aumentare la fiducia in se stessa, Chung aveva convinto la madre a vendere la casa di famiglia in Corea per comprare un violino Stradivari. .Nel 1970 Kyung – wah Chung venne in Europa dove incontrò il suo secondo grande maestro, Joseph Szigeti. (Commento a foto e video: "Quant'è bella gioventù, passa in fretta e non torna più)


Pulire è un po' suonare

Dice un mio amico che il violino non si pulisce. Semplicemente bisogna evitare che si sporchi.
Dice il saggio:
bisogna spolverare prima di vedere la polvere. Non pensare: “il violino è già pulito”, ma “tienilo pulito”. Non lasciare che la polvere si annidi perché pulire il violino è suonare il violino.
Ogni volta, dopo aver usato il violino, bisogna prendersi cura di lui, ed è utile munirsi di 3 pezzi di stoffa:
uno un po' ruvido con cui togliere i residui di pece dalle corde e dalla tastiera strofinando con un po' di energia; uno molto morbido per spolverare delicatamente il piano armonico. Infine un panno mooolto morbido per dare una passatina all'intero strumento con particolare insistenza nelle zone venute a contatto con le nostre mani (unto e sudore)
Se poi abbiamo peccato di attenzioni quotidiane e c’è bisogno di togliere le incrostazioni di pece dalla tavola, ci sono vari metodi, ma per evitare problemi si può utilizzare il “resin remover” prodotto specifico da acquistare nei negozi specializzati.
Per pulire a fondo la tastiera e le corde, non credo si sbagli ad inumidire appena un panno con acquaragia e poi agire di conseguenza
Alla fine non dimentichiamo : “un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto”
Dopo aver usato il violino, rimettilo dove lo hai preso, ti ringrazierà.(non so perché , ma è una frase che fa un certo effetto)

mercoledì 18 novembre 2009

Un peso sulla pancia

Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo il violino è cambiato in modo notevole rispetto al periodo barocco. E’ aumentata la inclinazione del manico (che si è allungato di alcuni centimetri), la catena è diventata più grande. Successivamente le corde di budello sono state sostituite da corde rivestite di acciaio. Lo strumento è stato modificato per ottenere una maggiore potenza sonora richiesta dalle sale da concerto e dal nuovo ruolo dei solisti. Per ottenere una maggiore sonorità si è innalzata l’intonazione del La fondamentale, passato dalla frequenza di circa 420 Hz del periodo Barocco, alla frequenza di 440 Hz. Tutto ciò significa una maggiore tensione delle corde e quindi una maggiore pressione esercitata sul ponticello e sulla tavola armonica (la pancia del violino). Con questa accordatura si calcola che la tensione complessiva delle corde sia di 20 kg, mentre la forza esercitata dal ponticello sulla pancia del violino è di circa 10 kg. , La povera pancia sprofonderebbe se non ci fossero catena e anima, che lavorano nell’ombra. Senza di loro, inoltre, l’energia sonora delle corde non si trasmetterebbe in modo pieno ai legni dello strumento.

Lo zen di ogni istante

Gli studenti di Zen stanno almeno dieci anni con i loro maestri prima di "presumere di poter insegnare" a loro volta.
Nan-in ricevette la visita di Tenno che dopo aver fatto il consueto tirocinio era diventato insegnante. Era un giorno piovoso, perciò Tenno portava zoccoli di legno e aveva con sé l’ombrello.
Dopo averlo salutato, Nan-in disse: « Immagino che tu abbia lasciato gli zoccoli nell’anticamera. Vorrei sapere se hai messo l’ombrello alla destra o alla sinistra degli zoccoli»
Tenno, sconcertato, non seppe rispondere subito. Si rese conto che non sapeva portare con sé il suo Zen in ogni istante.
Divenne allievo di Nan-in e studiò ancora sei anni per perfezionare il suo Zen di ogni istante.
* * *
Zen violinistico : Nell’ultimo esercizio di Hans Sitt che ho studiato ieri, al primo rigo, terza battuta, c’era un bequadro : accanto a quale nota?......booh!!!
Vado ad esercitare per altri sei anni il mio zen di ogni istante.

lunedì 16 novembre 2009

Otakar Ševčík

Per i violinisti dilettanti, che dopo aver acquistato o ricevuto in dono il violino cercano di cimentarsi con o senza guida di un maestro, i problemi con l’arco , il tremolio, la rigidità , lo stridore al tallone ( e non) , si impongono subito. Tra gli esercizi consigliati e utilissimi ci sono sicuramente gli studi di Otakar Ševčík (1852- 1934) , grande violinista e didatta che ha suonato con Eugène Ysaÿe ed ha sfornato una schiera di eccezionali allievi (Jan Kubelik, Jaroslav Kocián, Juan Manén, Marie Hall, Erika Morini ).
Yehudi Menhuin non perdeva occasione per raccomandare la bontà degli studi di Ševčík, accompagnata dalla consapevolezza che ogni esercizio anche ripetitivo diventa una perla se si cerca la bellezza del suono, la eleganza del movimento, o se ne coltiva l’impulso ritmico. Come dice Menhuin: “Disinvoltura ed eleganza raffinate non appaiono improvvisamente come ricompensa per una tensione massacrante. Disinvoltura ed eleganza nascono da disinvoltura ed eleganza e queste “grazie” devono essere preservate contro tutte le avversità, per mezzo di una implacabile, paziente, incessante persistenza e fede”. Proprio per questo - scrive Menhuin - "a dispetto, o a causa del mio grande rispetto per gli esercizi di Ševčík, faccio tesoro del contributo di Katò Havas per l'essenziale controparte e contrappeso che esso rappresenta, senza il quale approccio in verità tutti gli esercizi sono destinati a rimanere una penitenza che abbrutisce"

sabato 14 novembre 2009

Devi trovare la tua voce


L’attacco iniziale dei violini in "Viva la Vida" dei Coldplay è uno degli elementi del suo successo. Dietro l’ arrangiamento c’è il violinista italiano Davide Rossi, torinese di 39 anni, diplomato al Conservatorio di Milano nel '92, Per il lavoro di scrittura e arrangiamento Rossi ha vinto con la band inglese tre Grammy Awards, gli Oscar della musica. Il pezzo inizialmente era stato scartato ma dopo l’arrangiamento di archi venne ripreso ed è diventato il successo che conosciamo..Per il “signor Rossi” tutto è cominciato nel '94 con la partecipazione ai corsi del mitico Robert Fripp (chi ricorda i King Krimson?) a Londra,. “Ho seguito Fripp praticamente in tutta Europa, - dice Rossi - con lui ho trovato il filo che univa i due mondi musicali, quello classico e quello rock. Lui mi ha insegnato la poliritmia, i tempi scomposti, tutte cose che si ascoltano nei suoi lavori con i King Crimson.
"Devi trovare la tua voce" mi diceva con il suo approccio filosofico alla musica, quasi zen. Alla fine credo di esserci riuscito".

http://www.youtube.com/watch?v=dvgZkm1xWPE

Dialogo Zen

A proposito del post precedente su Davide Rossi e il mitico Robert Fripp c'è una bellissima storiellina Zen che tratta di maestri e allievi, ottusi e svegli…

Due templi zen avevano ciascuno un bambino prediletto tra tutti. Ogni mattina uno di questi bambini andando a comprare verdure, incontrava l’altro per strada. “Dove vai?” domandò il primo. “Vado dove vanno i miei piedi” rispose l’’altro . Questa risposta lasciò confuso il primo bambino che chiese aiuto al suo maestro
“Quando domattina incontrerai quel bambino” gli disse l’insegnante “Fagli la stessa domanda. Lui ti darà la stessa risposta e allora domandagli: Fa’ conto di non avere i piedi: dove vai in quel caso?” “Questo lo sistemerà”. La mattina dopo i bambini si incontrarono di nuovo . “Dove vai” domandò il primo bambino “Vado dove soffia il vento”, rispose l’altro. Anche stavolta il piccolo rimase sconcertato e andò a raccontare al maestro la propria sconfitta . “E tu domandagli dove va se non c’è vento” gli consigliò il maestro. Il giorno dopo i ragazzi si incontrarono per la terza volta
“Dove vai?” domandò il primo bambino . “Vado al mercato a comprare le verdure “ rispose l’altro

Qui sotto il link all'indimenticabile The court of the Crimson King di Robert Fripp
http://www.youtube.com/watch?v=fpr0qoDI-cI

Il terzo suono di Tartini

Quando chiesi ad un mio amico, un po’ poeta, come fare per raggiungere la sua abitazione di campagna, mi disse: "E’ facile, segui la via, ci sono due trulli, il mio non è il primo, ma il terzo”.
Capii che doveva avere il terzo occhio e riusciva a vedere il terzo trullo
Il terzo suono, invece, (i cosiddetti toni risultanti o toni di Tartini) l’ha scoperto Giuseppe Tartini da Pirano, (1692 – 1770) :«Se non sentite il basso» diceva Tartini ai suoi allievi, «le vostre terze o le vostre seste sono imperfette»:
In sostanza si tratta di questo: se, ad esempio, suono la nota La (frequenza di 440 Hz) assieme ad un Mi (660 hz circa) otterrò anche come terzo suono il La all’ottava inferiore, attorno ai 220 hz. (equivalente della differenza tra le frequenze delle due corde 660 – 440 = 220)
In pratica, quando accordiamo il violino e raggiungiamo l'accordo preciso tra due corde sentiamo un suono più pieno e più corposo; è l'effetto del terzo suono che produce un raddoppio all'ottava inferiore della nota più bassa tra le due che stiamo accordando.
Anche se raramente ce ne rendiamo conto, è proprio questa particolarità che ci permette di accordare lo strumento senza misuratori elettronici.
(P.S. Grazie ad Aldeo per la consulenza):
Il violinista sul Trullo...
ehm.. licenza poetica pugliese: nel filmato il grande Isaac Stern esegue la colonna sonora del film Il violinista sul tetto

venerdì 13 novembre 2009

Il violino femmina

Quando il grande Nathan Milnstein vendette al violinista russo Louis Krasner il suo stradivari “Dancla”, disse che : “il mio amore per questo violino non è diminuito . Solo che, dopo aver tarscorso anni con una bionda ardente e sfavillante, giunsi a sentire il bisogno di passare a una più sobria – e forse più tranquilla e più composta, più pacata – brunetta”
Maxim Vengerov che acquistò il suo stradivari Kreutzer nel 1998 per la bella cifra di 947.500 sterline, a proposito della sua relazione con il violino disse: “E’ un matrimonio”
Il Violino è uno strumento pieno di femminilità e, almeno per gli uomini, la metafora sembra inevitabile
Le donne tendono più a considerarlo come una estensione di se stesse ( Anne Sophie Mutter, ma non è la sola, suona tenendo poggiato il suo Stradivari sulla spalla nuda)
Nella foto a lato “Le Violon D’Ingres”, opera del fotografo statunitense Man Emmanuel Rudsitzky in arte Man Ray (Filadelfia, 27 agosto 1890– Parigi, 18 novembre 1976), che ritrae la sua amante/assistente/amica Kiki, cantante di Montparnasse. (La frase "Le violon d'Ingres" era un modo dire "il mio hobby")

lunedì 9 novembre 2009

Lo spirito dei Samurai

I samurai si inchinano dinanzi alle loro spade prima e dopo l’addestramento:
è il riconoscimento della importanza della spada nella loro vita. La consapevolezza che l’uso di un simile strumento costituisce essenzialmente uno sforzo spirituale.
Come i Samurai, prima di prendere il violino, è buona consuetudine fare un cenno di assenso con il capo: serve a ringraziare questo meraviglioso strumento per ciò che porta nella nostra vita. Ci dà piacere, ci mette in contatto con altre persone, ad alcuni di noi permette di avere un lavoro gratificante.
Il cenno del capo ringrazia le mani e le menti invisibili che hanno contribuito a creare il nostro violino. Chi lo ha costruito grazie alle conoscenze ricevute ma anche chi lo ha imballato, spedito, chi ha costruito strade, ponti, mezzi di trasporto senza i quali il nostro violino non sarebbe nelle nostre mani. (ovviamente val la pena non eccedere...altrimenti passiamo la giornata ad inchinarci davanti a tutti gli oggetti dell'universo..)

sabato 7 novembre 2009

Il violino a pezzi


Prima o poi dovevo cedere alla tentazione di elencare le parti del violino. Lo faccio con questo schema bilingue. Il consiglio è di cliccare sulla foto a lato per ingrandirla e permettere la lettura anche a quelli come me con la vista meno aquilina. Il violino visto da fuori o da dentro è sempre uno spettacolo. Manca una foto dello strumento visto in sezione ma provvedo alla prima occasione.



Arpa ad acqua: intervallo

Intervallo per il Viandante giunto nel nostro diario: riposa lo spirito e le membra sotto questa arpa ad acqua: "animazione musicale al computer, semplicemente, elettronicamente poetica".
Non si può rubare la luna:
"Ryokan, un maestro Zen, viveva nella più assoluta semplicità in una piccola capanna ai piedi di una montagna. Una sera un ladro entrò e fece la scoperta che non c'era alcunchè da rubare.
Ryokan tornò e lo sorprese. "Forse hai fatto un bel pezzo di strada per venirmi a trovare" disse al ladro " e non devi andartene a mani vuote. Fammi la cortesia , accetta i miei vestiti in regalo". Il ladro rimase sbalordito. Prese i vestiti e se la svignò.
Ryokan si sedette, nudo, a contemplarte la luna. "Pover'uomo", pensò "avrei voluto potergli dare questa bella luna"
(Storiella Zen bellissima d'estate, meno bella d'inverno....)

Il principe Kevenhuller e la sua copia

Dopo il suo debutto a New York nel 1927 , il tredicenne Yehudi Menhuin “il più grande bambino prodigio” del secolo scorso, divenne il beniamino di Paperon de Paperoni Henry Goldman , banchiere il cui nome è tutto un programma. Goldman in gioventù era stato venditore di violini (per lo più copie di Stradivari) . Questa volta si offrì di regalare al giovane Menhuin uno Stradivari vero e Menhuin scelse il cosiddetto principe di Kevenhuller : un violino costruito da Stradivari nel 1733 quando il liutaio aveva quasi 90 anni: uno strumento “ampio e dalle forme arrotondate verniciato di un colore rosso intenso, fiammeggiante. Alle sue grandi proporzioni corrispondeva un suono ampio, forte, docile”. “L’ideale – disse in seguito Menhuin - per l’approccio romantico della mia gioventù”. Il Kevenhuller venne pagato 60.000 euro (580 mila euro attuali) che zio Henry Goldman pagò senza batter ciglio assicurandosi un posto in prima fila ad ogni esecuzione di Menhuin.
Il Kevenhuller era stato il violino di Joseph Bohm uno dei più celebri violinisti ungheresi che nel 1820 risollevò le sorti dei quartetti di Beethoven dopo il fiasco iniziale
Con il Kevenhuller, Menhuin tenne a Berlino nel 1929 il famoso concerto al termine del quale Albert Einstein ringraziò Menhuin con queste parole “ Ora so che c’è un Dio in cielo”
Sempre con il Kevenhuller , Menhuin registrò nel 1932 il concerto di Elgar. Una registrazione eccezionale rimasta in catalogo dal giorno in cui è stata messa in commercio.
Nel 1936 un liutaio francese Emile Francais realizzò e regalò al violinista una copia perfetta del Kevenhuller dopo aver smontato pezzo per pezzo lo stradivari misurandone ogni dettaglio, e aver passato ben 18 strati di vernice ognuno dei quali lasciato due giorni ad asciugare
Menhuin a 19 anni suonò questo sosia del Kevenhuller e disse che “possedeva tutte le qualità del suo Stradivari, fatta eccezione per quella maturità che arriva col tempo”. Menhuin suonò il Kevenhuller sosia anche in concerto e… pare che il pubblico non abbia mai notato la differenza”.

martedì 3 novembre 2009

101 storielle Zen: nelle mani del destino

Nobunanga, un grande guerriero giapponese decise di attaccare il nemico sebbene il suo esercito fosse soltanto un decimo di quello avversario. Lui sapeva che avrebbe vinto, ma i suoi soldati erano dubbiosi.
Durante la marcia si fermò a un tempio scintoista e disse ai suoi uomini: “ Dopo aver visitato il tempio lancerò una moneta. Se viene testa vinceremo, se viene croce perderemo. Siamo nelle mani del destino”.
Nobunaga entrò nel tempio e pregò in silenzio. Uscì e gettò una moneta. Venne testa. I suoi soldati erano così impazienti di battersi che vinsero la battaglia senza difficoltà.
“Nessuno può cambiare il destino” disse a Nobunaga il suo aiutante dopo la battaglia
“No davvero” rispose Nobunaga, mostrandogli una moneta che aveva testa su tutte e due le facce.

Il ponticello lottatore di Sumo

Il ponticello del violino? Somiglia ad un lottatore di Sumo stilizzato. Gli intarsi e la sua forma disegnano quasi una figura umana appollaiata, con le mani che toccano le ginocchia e la testa incassata sulle spalle.
Ma la forma del ponticello non è frutto di un capriccio estetico. Il ponticello è “fatto così” perché riesce a svolgere al meglio il compito fondamentale di trasmettere , alla tavola armonica, la energia sonora liberata dalle corde.
Se fosse un pezzo di acero senza fori e con spessore uniforme i segnali acustici sarebbero riflessi prevalentemente verso la tastiera e non metterebbero in vibrazione nel modo migliore la cassa .
Parlando in termini di fisica acustica: Un ponticello deve avere nella parte superiore una impedenza* uguale a quella delle corde (che hanno una impedenza bassa) mentre alla base del ponticello l’impedenza* deve essere uguale a quella della tavola armonica (che ha una impedenza Alta).
*( Impedenza = la resistenza che il materiale oppone al flusso della energia acustica)

Impedenza 2: Ogni tanto si cede alla tentazione di fingersi più eruditi di quello che si è.

domenica 1 novembre 2009

La tazza da té

Ikkyu, il maestro Zen, era molto intelligente anche da bambino. Il suo insegnante aveva una preziosa tazza da tè , un oggetto antico e raro. Sfortunatamente Ikkyu ruppe questa tazza e ne fu molto imbarazzato. Sentendo i passi dell’insegnante, nascose i cocci della tazza dietro la schiena. Quando comparve il maestro, Ikku gli domandò: “Perché la gente deve morire?
“Questo è naturale”
spiegò il vecchio. “Ogni cosa deve morire e deve vivere per il tempo che le è destinato”
Ikkyu, mostrando la tazza rotta, disse: “Per la tua tazza era venuto il tempo di morire”.
* * *
I racconti Zen sono spesso illuminanti e oggi 1° novembre “ricorrenza dei defunti” mi è tornata in mente questa splendida “tazza da tè”, storiella che, lo confesso, ha sempre lasciato la curiosità di conoscere la reazione “intrisa di saggezza” del maestro.
Ho provato a sostituire la tazza di tè con un violino Stradivari del 1727 pagato qualche milione di euro e più adatto ai nostri parametri: “ma porca miseria p..tt.na, che c..zz hai fatto, devi morire ba..strd di un moccioso , ti mando ai lavori forzati tu e la tua filosofia del c.zzZen!!!!! (mi dicono che l' episodio della tazza da tè abbia dato origine a questo Sutra del Loto, le parole mettetele voi)