
Molti principianti della nostra risma credono o hanno creduto che suonare intonato il violino significhi semplicemente saper mettere le dita al punto giusto, alle distanze precise tra una nota e l’altra. Insomma una questione da matematici e geometri…
Il maestro
Carl Flesch nel suo
L'arte del Violino ci ricorda che suonare intonato, più che un calcolo matematico, è un
“gioco di prestigio” possibile solo grazie ad un
buon orecchio musicale :
Se, ad esempio, suoniamo un
La e un
Sib sulla corda di
La, la distanza tra le due note sulla tastiera è di
2 mm. In termini di altezza del suono, le due note sono separate da
60 vibrazioni, cioè una vibrazione per ogni “trentesimo” di millimetro. Suonare con
“intonazione pura” significa che il nostro polpastrello, che è ben più largo di
2 millimetri, deve colpire la corda con una precisione mostruosa sul punto giusto di
1/30mo di millimetro. Anche ammettendo che per una
“botta di culo” (ehm...l'eufemismo è nostro, non del maestro
Flesch) si riuscisse a colpire il punto giusto, riuscire nell’impresa suonando una scala è cosa praticamente impossibile.
“Suonare il violino con intonazione perfetta, nel senso fisico del termine, è quindi impossibile –dice Carl Flesch. Ci sono solo
violinisti che “danno l’impressione di suonare intonato perché non colpiscono i suoni con precisione ma li correggono impercettibilmente durante una frazione di secondo, con lo spostar del dito o con un vibrato che abbia una certa tendenza verso il suono intonato”. “Si tratta perciò innanzitutto di rendere così fine il nostro orecchio che un suono falso produca in noi una impressione sgradevolissima e tiri a sé per conseguenza, automaticamente un movimento correttivo”.