“Una notte del 1713 sognai di aver fatto un patto con il diavolo. Il mio nuovo servitore anticipava tutti i miei desideri, dandomi anche più di quello che io volevo. Alla fine gli passai il mio violino e grande fu il mio stupore quando sentii una sonata così unica e bella, eseguita con tale superiorità ed intelligenza che non avevo mai udito nulla di simile. Non solo: non avevo mai neppure semplicemente immaginato che potesse esistere una musica così incantevole. Provai un senso di piacere, - di rapimento, di sorpresa – talmente intenso che mi sentii mancare il respiro: la forza di questa sensazione fece si che mi risvegliassi all’improvviso. Afferrai immediatamente il mio violino cercando di riprodurre quei suoni che avevo appena udito, ma invano. Il pezzo che composi – e che chiamai “Il Trillo del Diavolo” – è di fatti il migliore che io abbia mai scritto, ma non è neppure lontanamente paragonabile a ciò che avevo ascoltato in sogno: sul momento, se solo avessi potuto contare su altri mezzi con cui vivere, avrei rotto il mio violino per la disperazione e avrei abbandonato la musica per sempre”
Giuseppe Tartini (Pirano, 12 aprile 1692 – Padova, 26 febbraio 1770)
Probabilmente gran parte della fama di Tartini è dovuta proprio a questa immagine, anche se ci sono ragioni ben più valide per ricordarlo. A pensarci bene, usare il Diavolo come testimonial rende il suo racconto uno spot formidabile.
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