La posizione della “mano che dona" è tipica dei violinisti zigani e Katò Havas (cerca l’argomento "violinisti senza paura" nel blog!) ne dice sempre un gran bene, per un motivo fondamentale:
di solito noi principianti tendiamo a stringere le dita attorno alla tastiera e sulle corde alla ricerca della nota giusta,
ma, se è vero, come è vero, che “il suono è fatto di movimento e aria”, la presa rigida della punta del dito sulla corda chiude l’aria tra la corda e la tastiera, impedisce che il suono si sviluppi e finisce per tagliare gli “armonici” che lo rendono ricco.
La posizione della mano che dona invece, impedisce alle dita di premere con rigidità sulle corde e sposta il movimento fondamentale dalla punta delle dita alle articolazioni alla base della mano
Ne deriva una sensazione di scioltezza ma anche, stranamente, una maggiore capacità di intonazione ( o almeno questo è capitato a me) a cui si aggiunge un suono decisamente migliore. Ovviamente ognuno trova la sua "via" per suonare il violino e non ci sono ricette univoche.
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