domenica 21 marzo 2010

Facciamo silenzio: la camera anecoica

Le camere anecoiche hanno superfici composte da pannelli che assorbono il suono , impediscono ogni rimbombo, sono costruite per eliminare ogni inquinamento acustico e ogni vibrazione che provenga da attività esterne.
John Cage nei primi anni ‘50 entrò nella a camera anecoica dell'università di Harvard alla ricerca del silenzio assoluto, ma trovò i suoni del proprio corpo: il battito del Cuore , il sangue in circolazione.
Il silenzio assoluto non esiste, ma il silenzio è una condizione del suono. Sottolinea e amplifica i suoni, li rende più vibranti, ne preannuncia l'entrata, crea suggestivi effetti di attesa e sospensione. Il silenzio è un mezzo espressivo, è pieno di potenziale significato. L'esperienza della camera anecoica portò Cage a pensare il celebre pezzo 4.33, in cui i musicisti stanno in silenzio: un invito ad ascoltare le mille affascinanti sfumature di suoni e rumori del mondo.


Il Fermate di Bach
"Quando suonate il violino – scrive Shinichi Suzuki nel suo Educare con la musica - la fine di una frase deve essere colma di sentimento; è un momento importante. Benchè il brano sia finito, la musica continua per qualche istante. Bach per esempio, nel XVIII secolo, usava scrivere la parola Fermate alla fine delle sue partiture
Il raccoglimento della preghiera, quando si sta inginocchiati in silenzio , mi fa pensare al momento in cui l’interprete ha appena finito di suonare.”


La tazza di té
Nan-in un maestro giapponese dell’era Meiji (1868 – 1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.
Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.
Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. «E’ ricolma. Non ne entra più!».
«Come questa tazza» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen se prima non vuoti la tua tazza?»

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