domenica 28 febbraio 2010

2-Musicologia fantastica: vita delle note

Note e segni musicali sono solo macchie di color nero sullo spartito, ma grazie alla Musicologia Fantastica e al Notascopio di Zimmermann si può cogliere visivamente le loro modificazioni di umore e di colore (Vedi a lato l’ ingrandimento di uno studio di Hans Sitt). Ma l’ umore delle note deve poter contagiare il musicista perché come dice Katò havas "come è possibile comunicare se la musica stessa (o la melodia con il suo impulso ritmico) non è dentro l’anima stessa del proprio essere?”. Per questo la Havas, prima di eseguire l’esercizio, consiglia:“Conta ad alta voce fino a, diciamo 4. Accompagna il contare con flessioni del ginocchio in su e giù con il battito delle mani. Immagina che il corpo sia fatto di molle e che viaggi sulla elasticità delle flessioni delle ginocchia. Poi esamina il brano di musica attentamente con l’impulso ritmico, frase per frase, coinvolgendo il corpo intero.Dopo di ciò canta il pezzo, frase per frase, accompagnandolo con l’impulso ritmico del corpo. Cantare con l’impulso ritmico è una delle maggiori liberazioni dalla tensione e dall’ansia di suonare il violino, a parte il fatto che è la vera fonte degli impulsi musicali”

sabato 27 febbraio 2010

Frank Zappa: questi cazzi di piccione

Tra i geni musicali del secolo scorso c’è un posto d’onore per Frank Zappa ( 1940 – 1993 ) figlio di un ingegnere chimico siciliano emigrato negli stati uniti . Musicista prolifico , provocatore irriverente, illuminante nelle sue invenzioni musicali, Frank è stato un Gran Maestro per più di una generazione. Per lui la distinzione tra musica Pop e Musica Seria non aveva alcun significato. I suoi riferimenti musicali andavano da Igor Stravinskij, a Edgar Varèse, Olivier Messiaen, la World Music; era attratto dal Canto a tenore sardo, dalla musica classica indiana in stile dhrupad, Ravi Shankar, la musica zigana. Zappa passava senza pruderie dal Rock al Rithm&Blues, dal Jazz alla "canzonetta" alle rivisitazioni della musica classica europea. Esploratore dei suoni ha utilizzato il Synclavier per riprodurre le composizioni barocche di un suo omonimo, Francesco Zappa, violoncellista vissuto a Milano alla fine del ‘700. La sua vena dissacrante si sposa con i richiami alle sue origini italiane in pezzi come Tengo 'na Minchia Tanta e il bellissimo Questi Cazzi di Piccione, pezzo strumentale di musica contemporanea che trovate qui sotto

mercoledì 24 febbraio 2010

Il violino di Comus

Anni musicalmente memorabili per il Rock quelli a cavallo tra i ’60 e i 70 del secolo scorso. Una esplosione di idee , esperimenti e rimescolamento di generi musicali. Tra i gruppi britannici di scarso successo all’epoca ma successivamente diventati di Culto, ci sono i Comus che utilizzavano una strumentazione anomala per gli organici dei gruppi dell’epoca: dall’oboe al violino, al fagotto. Marchio di fabbrica era lo “sconcertante” contrappunto tra le voci : quella acutissima della cantante Bobbie Watson e quella “sofferta, lamentosa , di Roger Wootton, a tratti “inumana” come la divinità greca Comus, legata alla potenza disordinata del caos, ai festeggiamenti e alla baldoria alcolica notturna delle feste.
Il gruppo ha inciso due album, First utterance del 1971 e To Keep from Crying del 1974 . Il pezzo qui ripreso da youtube è Diana uscito come singolo nel 1971 a far da lepre all’album First Utterance

martedì 23 febbraio 2010

Orecchio da violinisti

Dice il maestro Carl Flesch: “Un violinista non dimentichi mai che un orecchio fine è il suo più prestigioso retaggio e la condizione più importante per salire alle più alte regioni dell’arte" . "Gli esercizi pratici per l’orecchio che fo fare ai miei scolari, con gran successo, consistono nel far tenere lungamente all’allievo il singolo suono, esaminandone l’intonazione con l’aiuto della corda vuota corrispondente finché egli abbia acquistato la assoluta convinzione che l’altezza del suono è giusta”.
“Dopo alcune ore di esercizio, - dice Flesch - ad un tratto, avviene un fenomeno singolare che spaventa l’allievo: gli sembra di suonare cioè con peggiore intonazione di prima”. In realtà raffrontando il suono intonato con quello falso l’orecchio diviene così sensibile da tollerare meno le imperfezioni. Con l’esercizio assiduo però, si impara a giudicare e correggere in una frazione di secondo il suono ottenendo la purezza voluta.
1- Un po' di Quark: nel filmato il viaggio delle onde sonore dal timpano, al cervello

domenica 21 febbraio 2010

Il Clavicembalo oculare

Il sogno di Louis Bertrand Castel (Montpellier 1688 - Parigi 1737), gesuita , insegnante di fisica e matematica era quello di far apprezzare la musica anche ai sordi trasformando i suoni in colori. Per questo inventò il clavicembalo oculare che attribuiva ad ogni suono un preciso colore ricavato dalla mescolanza di rosso (do) giallo (mi) e sol (blu). Lo strumento aveva 144 tasti collegati a scatole all’interno delle quali c’era una candela, uno specchio e una nastro colorato. Toccando il tasto si apriva la scatola e la luce della candela proiettava il colore corrispondente. La tecnologia dell’epoca (le candele) non permetteva molto e dopo vari tentativi più o meno riusciti a fine ‘800, e nel ‘900, (tra i quali Wallace Rimington, nella foto) , solo nel 1975, con la tecnologia laser, fu costruito un “organo di colori” utilizzato nella esecuzione del Poema del fuoco (1911) di Skiriabin da parte della Iowa Simphony Orchestra.
Qui di seguito da You tube una moderna versione del clavicembalo oculare realizzata dal compositore statunitense contemporaneo Stephen Malinowsky con un software chiamato Music animation machine.

venerdì 19 febbraio 2010

La banda del terzo orecchio

Third Ear Band. La Banda del terzo orecchio. Già da solo il nome è bellissimo, e quando il gruppo inglese apparve, nel 1969, con il primo album Alchemy, fu una specie di "rivelazione" . Sono stati definiti “ uno dei casi più anomali nella storia della musica rock" con un suono carico di influenze psichedeliche, del raga indiano, del folk inglese e della musica classica . La loro strumentazione era atipica (tablas, violino, oboe, violoncello) e il loro secondo album del 1970, Air Earth Fire and Water ( registrato negli studi di Abey Road a Londra) è rimasto nel cuore, e nel terzo orecchio , di chi, all'epoca, frugava tra i tesori nascosti del progressive rock . La formazione di quell’album era composta da Glen Sweeney (Tablas) , Paul Minns (Oboe), Richard Coff (Viola) , Ursula Smith (violoncello)
Qui di seguito il brano Water tratto dall’album del 1970. I più impazienti possono saltare il primo minuto e 50 secondi in cui ci sono suoni rarefatti . Poi comincia la danza.

Musica Colta Dal Caffè

Per oltre trenta anni Leóš Janáček, (1854 – 1928)ha annotato – nei caffè e in altri luoghi pubblici dell’Ungheria – le melodie e il ritmo dei discorsi. Janáček, incorporava nella propria musica questi ritmi del linguaggio parlato – o piuttosto cercava dei loro equivalenti nel sistema dei toni ed intervalli della musica classica.
La lingua che si parla in una nazione esercita sempre una attrazione gravitazionale sulla struttura della musica e anche in questo senso la colta musica classica è popolare.
A ri-convertire in Pop la musica di Janáček c’è questa Knife edge degli Emerson Lake & Palmer (1970). Il celeberrimo Trio di Rock sinfonico ha pescato a piene mani da La Sinfonietta del compositore ungherese.

domenica 14 febbraio 2010

I più grandi musicisti sulla terra

Olivier Messiaen (1908 – 1992) è stato uno straordinario personaggio: compositore, organista e ornitologo francese. Era affascinato dal canto degli uccelli che definiva “i più grandi musicisti sulla terra” . Nei suoi viaggi in tutto il mondo ha registrato il canto di numerose specie , realizzando trascrizioni ( soprattutto per pianoforte) di cui la più celebre è il Catalogue d'oiseaux .
"Gli uccelli sono affascinati dai colori – diceva Messiaen - Generalmente i “pajaros” cantano meglio al tramonto a al sorgere del sole perché ci sono dei bei colori. Cantano di continuo per tre minuti e in quei momenti tutto è di un prezioso colore rosa. I parajos cantano perché il colore li meraviglia e li ispira. Tutti i parajos - dice Messiaen - sono, come me, artisti sensibili al colore”.

mercoledì 10 febbraio 2010

Fai vibrare quel violino!

Per principianti, e non solo, c’è questo libro di Edoardo Oddone: Il Vibrato sul violino e la Viola, teoria e pratica, dal costo abbordabile di 8 euro. Di solito siamo ossessionati dal vibrato, “la porta maestra che promette di farci entrare nel Paradiso del bel suono”. Per questo cerchiamo consigli o dritte che a volte rischiano di farci apparire il vibrato come il risultato di “lavori forzati” delle dita o del polso. Oddone, invece, spiega in modo semplice che: “Il movimento fondamentale del vibrato è lo stesso dei cambi di posizione”, ed è un “movimento che coinvolge in modo armonico e coordinato avambraccio, mano e dita”. Dove il motore è l’avambraccio: polso, mano e dita seguono questo movimento
Oddone propone alcuni semplici esercizi e consiglia di iniziare sin dalle prime lezioni lo studio del vibrato e del movimento fondamentale dei cambi di posizione, favorendo mobilità e leggerezza del braccio.

Consiglio di Oddone:Esercizio fondamentale

Nel suo libro sul Vibrato, Oddone propone una serie di esercizi, alcuni preparatori, altri mirati a risolvere singole difficoltà, e un esercizio fondamentale “che da solo ,se fatto correttamente, permette di sviluppare un buon vibrato” (ci fidiamo). Lo descrivo in modo sintetico e imperfetto (rimandando alla lettura del libro): lasciamo da parte l'archetto e teniamo il violino poggiando il riccio alla parete (mettere una pezza per evitare danni) . Si mette il primo dito sul La, in prima o seconda posizione. Si da il via a una serie di cambi di posizione ampi (di due o tre posizioni) in modo lento, continuo e fluido. L’avambraccio è la guida del movimento e, polso, mano e dita seguono il movimento in blocco. Il pollice si muove naturalmente assieme alle altre parti. Progressivamente i cambi di posizione diventano sempre più veloci e stretti, fino a quando il dito tenderà a fermarsi spontaneamente sulla tastiera. Il movimento dell’avambraccio però continua e ciò produce nel dito un “ rotolamento della punta su se stessa” che da origine al vibrato.
Successivamente l’esercizio viene ripetuto tenendo il pollice fermo nei cambi di posizione.
Questo video su Youtube da' un'idea dell'esercizio proposto

venerdì 5 febbraio 2010

Il violino alla Krem

1 minuto e 49 secondi. Bellissima questa esecuzione del Tango Etude n.5 di Astor Piazzolla. Gidon Kremer è solo, ma sembra una orchestra.
Nato nel 1947 a Riga, in Lettonia (allora parte dell’ Unione sovietica) , Gidon Kremer appartiene ad una famiglia di ebrei tedeschi. Suo padre era sopravvissuto alle deportazioni naziste ed era un violinista professionista, così come il nonno. Sotto la loro guida, a 4 anni, Gidon iniziò lo studio del violino al Conservatorio di Riga, perfezionandosi a Mosca con il grande David Oistrakh . Il primo concerto in Occidente lo ha tenuto in Germania, nel 1975. A New York due anni dopo. Nel 1980 ha lasciato l’Unione sovietica
Nel 1996 Kremer ha fondato l'orchestra da camera Kremerata Baltica , composta da giovani musicisti dei Paesi baltici. Nella sua collezione di antichi violini ha un Guarneri del Gesù del 1730; e uno Stradivari del 1734 indicato come Baron Feititsch-Heermann. Il suo attuale violino è un Nicolò Amati del 1641. Qui oltre al Tango etude, il link ad un filmato tratto dallo spettacolo del nostro "Krem" con il duo comico Igudesman and Joo.

Il palpito del vibrato

I bozzetti esercitano sempre un fascino particolare. I segni della matita vanno alla ricerca della linea giusta e la loro oscillazione comunica all'immagine un “palpito” vitale. Si può dire che il disegnatore vibra come un violinista che fa oscillare l’altezza della nota, velocemente, in avanti e indietro. In definitiva il musicista stona velocemente, per difetto ed eccesso, ma il nostro orecchio non coglie le “stonazioni”; coglie solo una nota centrale che porta con sé il palpito che rapisce. Allo stesso modo, la linea finale del disegno contiene in sé tutte le altre. Ne è la quintessenza. (La vignetta è tratta dal primo numero de Lo Sconosciuto: "Poche ore all'alba" del 1975)

Musicologia fantastica: il Notascopio

Tra le recenti invenzioni della musicologia fantastica c’è il Notascopio realizzato dal prof. Zimmermann della Libera Università di Tlӧn.
Il Notascopio realizza un ingrandimento della nota che riesce a visualizzare anche il suo carattere. In ciò costituisce una applicazione della sorprendente nuova disciplina della Psicologia delle Note (vedi in questo blog) che analizza umori, affetti e psicopatologie di queste splendide creature .
Nella immagine ricavata al Notascopio si evidenzia come una nota do, che sullo spartito appare un unico pallino nero, in realtà, all’ingrandimento risulta composta da varie note che formano la sua personalità profonda". Quando viene suonato, il do libera contemporaneamente questi aspetti della personalità. Noi percepiamo il do, ma il suo suono è arricchito dalle altre note, ognuna delle quali varia in intensità e colore. La musicologia classica chiama il do “fondamentale” e le altre componenti “armoniche”.
Permettere alle note di esprimere al meglio la loro multiforme personalità è il difficile compito affidato al violinista e al suo istrumento.

giovedì 4 febbraio 2010

La Borsa e il violino

Il maestro Carl Flesch viene citato spesso in questo Blog, per il suo libro “L’Arte del violino”. Nato in Ungheria il 9 Ottobre 1873 - morto a Lucerna in Svizzera nel 1944, è stato violinista precoce e insegnante tra i più apprezzati. Decine di suoi allievi son divenuti celebri: da Ida Haendel, a Ginette Neveu, Henryk Szeryng, Josef Hassid, Yfrah Neaman, Eric Rosenblith , Yves Gitlis, Henry Temianka ecc.ecc.
Il maestro Flesch possedeva lo Stradivari “Brancaccio” ma nel 1928 a causa di un dissesto finanziario anticipatore della Grande Crisi del 1929, perse tutti i suoi soldi investiti nella Borsa di New York, e fu costretto a vendere il prezioso strumento; anzi, "istrumento", come scrive lui. . Fleeeeesshhh!

mercoledì 3 febbraio 2010

Il liutaio della Shoah

Quindici anni fa il liutaio israeliano, Amnon Weinstein si mise alla ricerca dei violini suonati dai musicisti ebrei nei ghetti e nei campi di concentramento. Ne ha trovati e restaurato decine, ricostruendo anche la storia dei loro proprietari condannati a esprimere la bellezza della musica mentre erano sommersi dall'orrore.
"E' struggente e allo stesso tempo gioioso mettere questi strumenti nelle mani di giovani violinisti contemporanei. – dice Weinstein - Attraverso il loro suono è come ascoltare la voce, riportare in vita i vecchi proprietari e milioni di esseri umani cancellati dalla guerra e dai campi di streminio”
Il 15 ottobre 2008 , ai piedi delle mura di Gerusalemme venne organizzato un concerto con la partecipazione di Shlomo Mintz . Molti musicisti suonarono “i violini della speranza” restaurati da Weinstein.
“Ad Auschwitz i nazisti permettevano si suonasse solo musica allegra ed essere selezionati per le orchestre in determinate occasioni di festa, significava avere la certezza che si sarebbe sopravvissuti per un altro giorno"